WhatsApp a pagamento, la bufala più nota e maggiormente riciclata da quando esiste la nota piattaforma di messaggistica. Ecco che con le festività natalizie torna a vedere la luce, ovviamente in una forma sempre nuova, questa bufala. A cui qualcuno, sorprendentemente, crede ancora.
Il testo dei messaggi è assai vario, perché i propagatori sono moltissimi e usano tecniche e linguaggi differenti; leggendo in rete i messaggi arrivati e pubblicati su WhatsApp a pagamento ce n’è per tutti i gusti.
Tra chi dice che ”ne hanno parlato al tg”, chi chiede di ”inviare ad almeno 20 contatti” e chi più ne ha più ne metta. Insomma, le formule per tentare di propagare la catena sono moltissime.
WhatsApp a pagamento, come non cadere nella bufala
Ma come evitare di cadere nella trappola?
- Il primo consiglio, ovviamente, è quello di leggere bene il messaggio. Un’azienda qualsiasi scriverà in un italiano corretto, senza sfruttare allarmismi o invitare a cliccare o inoltrare.
- Buona norma, poi, è non cliccare mai su qualsiasi link o collegamento a siti che non si conoscono. Il rischio di furto di dati personali è altissimo, quindi pensare sempre a dove si clicca.
- Poi non condividere o inoltrare messaggi di cui non si ha certezza, onde evitare di diffondere disinformazione.
WhatsApp a pagamento non ci sarà, questo è ormai chiaro da tempo. E da qui occorre partire. Le bufale corrono in rete e sulle piattaforme di instant messaging alla velocità della luce, ma occorre cautela. Come sempre quando si naviga sul web oppure si utilizzano servizi di messaggistica.
E occorre ricordare che è bene dubitare sempre di ciò che si riceve, anche da chi conosciamo che magari in quel momento può aver condiviso senza pensare o riflettere troppo.
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