Tenersi dentro emozioni, sentimenti, parole: una cattiva abitudine. Le poesie in romanesco parlano anche di questo: parole accartocciate come le carte delle caramelle quando le mettiamo in tasca. Per non gettarle subito, per non farle uscire quando dovrebbero.
L’attesa le stritola, finché non diventano cartacce. Tossiche per l’anima di chi se le tiene dentro. Perché dovevano uscire prima, quando avevano un senso: ma passato quel momento sono destinate a divenire carte di caramella. Stropicciate, accartocciate.
E guardandole ci si chiede se valesse la pena parlare prima, quando era il momento. Poesie in romanesco, uno stimolo a far parlare le emozioni e le sofferenze con una lingua tutta loro.
Le carte de le carammelle
A tenesse dentro le cose nun va mai bene
Questo ce lo sai dar principio
Se fà la fine de le carte de le carammelle
Tutt’accartocciate dentr’a le saccocce
Ecco, ‘sta fine fanno li sentimenti anniscosti
Diventeno ‘no scarto da buttà via
Poi, ‘na vorta iti ar macero
‘N ze recuperano più
E te chiedi, guardanno ‘r cestino
”Valeva ‘a pena da parlà prima?”
Valeva che sì, te dici ‘n mezzo a li rimpianti
Pe’ sapè de avecce armeno provato
Valeva la pena da diventà rifiuto
Ma coll’occhi sua pell’urtima vorta dentr’a li mia
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