La festa del papà, 19 marzo. Quest’anno una festa particolare, per via dell’emergenza coronavirus. Molti potranno viverla con i propri papà, perché vivono in casa con loro, molti altri no perché i papà non li hanno più. A questi ultimi tempo fa avevo dedicato una poesia in romanesco, che puoi leggere qui, proprio in virtù del fatto che ogni anno questa per loro è una festa triste.
Ma come sempre una difficoltà può tramutarsi in opportunità. E credo che un momento così difficile, in cui tutti ci stringiamo per superare le difficoltà, ci dia l’occasione per riscoprire la figura del papà. Oggi le famiglie vedono ormai le figure sostanzialmente capaci di interscambiarsi; entrambi, nella maggior parte dei casi, lavorano e si prendono cura dei figli.
La figura del papà ci riporta alla mente sempre un senso di protezione, di sicurezza. Di chi in qualsiasi occasione si metterà davanti al pericolo pur di salvarci. Tutte caratteristiche che di certo sono comuni anche alle mamme, come evidente, ma la festa del papà ci suggerisce di spendere qualche parola in più.
Vediamo spesso i papà come pilastri, colonne a cui appoggiarsi nei momenti difficili. Magari a volte burberi, meno inclini alle tenerezze ma di certo presenti. Tant’è che anche chi li perde trova forza nel sapere che dall’alto ci sono sempre, e spesso chiede segretamente loro consiglio. Quindi proviamo a riscoprire i papà nella loro essenza profonda, nonostante le divergenze o magari gli scontri della quotidianità.
Auguri a tutti i papà del mondo, ovunque siano. Auguri in un momento complicato, in cui dobbiamo restare distanti per poi poterci riabbracciare con ancora maggiore forza e affetto. Perché la distanza non spezza i legami veri, semmai li rinforza.
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