Siamo fatti di carne e sangue, di ossa e sentimenti. E di cose non dette. Che non riusciamo a dire, per cui ci manca il coraggio o l’umiltà. C’è sempre una persona o una situazione per cui sentiamo di non aver detto tutto. A volte abbiamo scelto di farlo, altre invece non ce l’abbiamo fatta.
Un qualcosa di piuttosto comune, specie nei rapporti umani in ogni loro declinazione. Che sia amore o amicizia, lavoro o famiglia, molto spesso ci accade di sentire un pezzo ”mancante”, qualcosa che doveva completare quel rapporto.
Finito o in corso che fosse. Potremmo fare il classico esempio dell’innamorato che non si manifesta mai, per paura del rifiuto; o della lite con l’amico o il familiare in cui si sente di non aver detto tutto, magari anche solo per comunicare emozioni e sentimenti inespressi.
Capita così che ci troviamo ad avere a che fare con le cose non dette in frangenti in cui, probabilmente, erano le uniche che avremmo voluto dire. Ce ne accorgiamo però sempre a mente fredda, quando è tutto finito o magari non c’è più tempo.
Siamo fatti di cose non dette
Siamo fatti di cose non dette, di parole a cui ripensiamo spesso. Mentre ci diciamo ”avrei potuto dirglielo” oppure ”ma perché non gliel’ho detto”. Poi c’è chi prova a dirle mandando un messaggio o una lettera. Per bypassare il contatto visivo oppure perché c’è più tempo di trovare le parole giuste.
Le cose non dette, se non troviamo la forza di esprimerle, ce le portiamo dietro per sempre come piccole ferite il cui dolore si risveglia costantemente. Oppure all’improvviso, quando ricorre un pensiero in particolare oppure di fronte ad un incontro.
Chiudiamo questa breve riflessione con una frase del sofista greco Gorgia:
”La potenza della parola nei riguardi delle cose dell’anima sta nello stesso rapporto della potenza dei farmaci nei riguardi delle cose del corpo”.
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