Il mondo dell’organizzazione degli eventi, l’emergenza Covid-19, le difficoltà di sopravvivere all’onda anomala della crisi, la ‘virata’ virtuale, le aspettative per la ripartenza degli eventi in presenza. Di questo e di molto altro parlo per la rubrica ”Life&Work” con Barbara Pescatori, presidente della Think UP, agenzia di organizzazione eventi e gestione aziendale, che gestisce in Global Service la location dell’Auditorium del Massimo a Roma. Una panoramica a 360 gradi fra professione e passioni, fra lavoro e vita, in corsa per tornare alla normalità tenendo d’occhio i mutamenti globali e le nuove tendenze.
La prima domanda che mi preme farti, come organizzatrice di eventi: come siete sopravvissuti a questo 2020 terribile?
”Il colpo che abbiamo ricevuto è stato durissimo, e se vogliamo doppio. Come agenzia, con la quasi totale interruzione dei servizi a clienti storici e la difficoltà ad individuarne dei nuovi. E come location, nella quale finché si sono potuti organizzare eventi ibridi nel rispetto delle misure di sicurezza probemi non ce ne sono stati, ma col blocco totale la situazione è totalmente cambiata. Come siamo sopravvissuti? Con un atteggiamento positivo e sempre rivolto alla visione futura. Facendo un’attività B2B e, soprattutto, face to face online con ogni singolo cliente cercando di ritagliare servizi ad hoc. Abbiamo ricalibrato l’offerta su formati e possibilità online, andando ad attingere ad un pacchetto che già nel tempo avevamo confezionato. Innegabile come siamo passati attraverso più fasi, dalla paura e smarrimento iniziali, passando per le azioni a tutela del lavoro e dei collaboratori, alla rielaborazione delle possibilità e all’offerta di servizi virtuali. Il problema che affrontiamo oggi, come la stragrande maggioranza delle realtà del settore, è di natura ovviamente economica cui se ne aggiunge uno di natura più ‘sociale’. Ovvero l’assenza di relazioni che dalla dimensione umana si riverbera profondamente anche sulle modalità di lavoro. Organizzare eventi è vivere di relazioni”.
Quanto ha giocato, nel gestire questo momento di difficoltà, l’esperienza in un mondo articolato e competitivo come quello dell’organizzazione di eventi?
”L’esperienza maturata da ormai quasi trent’anni nel settore degli eventi ci ha spinto ad avere un atteggiamento ancor più orientato alla cura del dettaglio, dell’experience del cliente, alla ricerca di soluzioni ‘tailor made’. E abbiamo approfittato di questo tempo sospeso per continuare a formarci, come professionisti e come team di lavoro. Questo sono certa ci permetterà di trovare un valore aggiunto a questo momento, ovvero riaffacciarsi al mercato con un livello di formazione sempre al passo con le sfide future”.
La pandemia da Covid-19 non è ancora finita: come ha cambiato la figura dell’event organizer?
”In realtà la figura non è mutata, perché chi ha una predisposizione verso l’organizzazione si è quasi naturalmente rimodellato per adeguarsi al momento. Credo che l’aver gestito con oculatezza le risorse abbia fatto la differenza. La prudenza e l’attenzione con cui si è gestita l’attività ha infatti fatto sì che quanto accantonato nel tempo sia divenuto un bacino fondamentale per far fronte alle difficoltà e alle necessità del momento. Dunque non parlerei di cambiamento nella figura dell’event organizer bensì di emersione dei punti di forza e di debolezza del singolo professionista”.
Quale secondo te la caratteristica più importante che deve avere (o acquisire) un organizzatore di eventi?
”Occorre in primis essere appassionati del proprio lavoro e mai, dico mai, pensare alla figura dell’organizzatore di eventi come ad una persona che nella vita non sapeva cosa fare. Occorre formarsi e informarsi costantemente, incrementare le relazioni e decidere subito quale strada percorre in questo settore: organizzare convegni, fiere, matrimoni o cerimonie. E all’interno di queste categorie decidere il target da aggredire commercialmente: da quello standard a quello più alto”.
Tecnologie digitali, esperienze immersive, eventi e location virtuali: saranno il futuro o vedi più un futuro ibrido?
”Come dicevo all’inizio, le tecnologie digitali e immersive non arrivano certo con l’emergenza Covid bensì erano già inserite nell’offerta delle grandi agenzie di eventi e delle location. Leggo nelle tecnologie digitali non il futuro tout court della event industry, ma piuttosto una prospettiva come futuro ibrido. Stiamo in realtà cogliendo un’occasione, per cui potremo avere un alto numero di persona in presenza e allo stesso tempo sarà pressoché naturale collegarne moltissime altre in maniera virtuale”.
Hai mai immaginato il momento in cui si tornerà agli eventi in presenza? E se sì, come?
”L’ho sempre immaginato, sin dal primo lockdown. Lo desidero fortemente e proprio per questo ci stiamo strutturando per essere pronti a rispondere ai cambiamenti che l’emergenza Covid ha apportato alla società e dunque anche al nostro settore. Associo la ripartenza ad un’immagine: un cielo azzurro inondato di sole. Un simbolo di rinascita”.
Parliamo un po’ di Barbara. Off records mi dicevi della passione per i viaggi: riesci a conciliarla con il lavoro?
”Il mio lavoro è una grande passione nata venticinque anni fa, quando ho rinunciato ad un lavoro a tempo indeterminato come dirigente di una grande azienda. Mi sentivo stretta e così ho deciso di trasformare questa passione in un lavoro, anche per via della mia capacità di relazione con gli altri. Già molto giovane ho maturato un amore per i viaggi, cosa che si è tradotta nell’aver visitato tanti meravigliosi Paesi, anche se ancora mi mancano alcuni Paesi. Un desiderio di scoperta, che mi porta a voler conoscere culture e atmosfere. Il mio habitat naturale è il mare e così nelle mie scelte travel prediligo luoghi dove posso ‘immergermi’. E non posso non confessare che la scoperta più bella è stata Linosa, nelle Pelagie, che è diventata il mio rifugio, luogo dove la mia anima domina su tutto. Ovviamente questa passione per i viaggi va resa compatibile con il lavoro di organizzazione di eventi che non ha orari né tempi certi; ho quindi da tempo preso l’abitudine di ritagliare per me due periodi durante l’anno per vivere le emozioi del ‘girovagare’. Ho promesso a me stessa che appena si ripartirà e dopo un corretto riposizionamento sul mercato, farò un lungo viaggio in Centro America, dove dove mi attendono affetti che affondano le radici nel tempo”.