Il mio viaggio nel rapporto fra le professioni e il digitale continua e si sofferma oggi su un aspetto assai importante della quotidianità di ognuno di noi. La sfera dei diritti e delle pene, la dimensione virtuale sempre più prepotentemente invasiva della realtà quotidiana, la tutela della propria persona ”digitale”. Se le nuove tecnologie possono essere un valido aiuto per la semplificazione gestionale di pratiche e adempimenti, è di certo un grande tema da affrontare quello dell’evoluzione della legislazione rispetto al correre dei tempi e delle possibilità tecnologiche. Abbiamo gli strumenti per affrontare le nuove sfide? Necessita un cambio di passo? Ne parlo con l’avv. Giuseppe Deiana, avvocato penalista del Foro di Roma.
Il diritto penale e le nuove tecnologie: un salto verso il futuro?
”Se si tratterà o meno di un salto verso il futuro, o meglio di una occasione importante o di una occasione persa dipenderà da tutti noi operatori del settore. Mi spiego: che alcuni passaggi procedurali del processo penale, specialmente quelli legati agli aspetti più eminentemente “amministrativi” come ad esempio trasmissione vicendevole di istanze e comunicazioni, calendarizzazione oraria delle udienze, organizzazione mediante appuntamenti precisi di incontri con i vari Uffici, debbano volgere a una dimensione telematica e informatizzata è, a mio dire, una eventualità auspicabile. Ogni avvocato che vive la realtà quotidiana dei tribunali italiani potrà confermare quanto pesi sulla economia complessiva della propria quotidianità il tempo investito in code, incombenti e adempimenti burocratici, e non potrà che salutare con favore ogni meccanismo di razionalizzazione in tal senso. Per contro, si deve ribadire con forza che il processo penale ha insita nella propria natura l’oralità, la dialettica, il confronto e la partecipazione de visu, e questo è non solo imprescindibile e irrinunciabile, ma non può essere nemmeno a parer mio discusso; se si intenderà lavorare su questi aspetti in maniera equilibrata e ordinata, il futuro di cui si dice non potrà che essere foriero di cambiamenti positivi”.
Identità digitali sempre più complesse, interconnesse e articolate: l’importanza del cosiddetto ”uso consapevole” dei propri dati.
”Questo è un aspetto piuttosto delicato, e problematico, della dimensione digitale del nostro tempo. Io credo che la maggior parte di noi non abbia ben chiara la portata della partita, e la “facilità” dell’utilizzo dei social network – strumenti per loro natura ad ampia portata di tutti, anche dei più deboli – ne è quotidiana prova. E le scorse settimane, purtroppo, hanno visto accadimenti tragici in questo senso. Non occorre certo, almeno in questa sede, procedere a pur giuste considerazioni sociologiche o pedagogiche nei riguardi del rapporto con i più giovani (e quindi vulnerabili), ma essendo anche questa la realtà del nostro tempo è da auspicare una maggiore educazione all’utilizzo di questi strumenti che possono essere delle risorse straordinarie, ma anche realtà da maneggiare con grande cautela”.
Molte fattispecie di reato stanno trovando nel digitale un alveo privilegiato, spesso difficile da delineare. Serve un cambio di passo del legislatore?
”Rispondo a questa domanda richiamandomi alla mia esperienza professionale: mi capita, spesso, di ammonire i miei Assistiti sul fatto che, quanto avvine nella dimensione digitale del nostro vivere quotidiano non è affatto qualcosa di astratto o di irreale, ma che, anzi, può (e in effetti ha) conseguenze molto concrete. Penso a coloro i quali si sono rivolti a me, per fare un esempio, a seguito di dichiarazioni ingiuriose, diffamatorie o peggio minacciose rilasciate in rete – sui social network ma non solo – e che si sono visti chiamati a risponderne di fronte a realissimi tribunali con giudici in carne ed ossa; ma penso anche a coloro i quali abbiano subito furto di identità o delle vere e proprie azioni truffaldine ai loro danni o ancora, e dico questo con seria preoccupazione, a tutte le vicende che hanno visto minori vittime di adescamento o peggio, tutto pepetrato dietro allo schermo di un PC o di uno smartphone. Dunque, anche facendo riferimento alla precedente risposta, serve di sicuro una educazione all’accesso e all’utilizzo della dimensione digitale; ma, per converso, occorre improrogabilmente che il Legislatore si faccia carico di tutti gli aspetti, specie quelli più in ombra, di questa nuova realtà garantendo diritti, tutele, e certamente anche doveri a tutti i fruitori, con particolare rigore nei confronti dei soggetti più “forti” e per questo sovente invulnerabili alle conseguenze della legge”.
Photo Copertina – Giuseppe Deiana