Come cambierà il digitale? Quale forma prenderanno il web e i social come siamo abituati a conoscerli? E in cosa consiste il copywriting? Queste e altre domande ho voluto porre a Francesca Romana Lametti, dopo aver letto il suo articolo ”L’era dei virtual influencer”, pubblicato su Leonardo Civiltà delle Macchine.
Un contenuto visionario, capace di tracciare una via e di iniziare ad illuminare un percorso ai più ancora ignoto. Che ci condurrà verso cambiamenti, così ci spiega la nostra interlocutrice, che toccheranno tutti.
Iniziamo da te, dalla tua storia professionale. Dalle tue scelte.
“Dopo la maturità classica, ho studiato filosofia. Una scelta per molti versi azzardata, ma che è stata di grande stimolo. La filosofia ci aiuta molto a capire i meccanismi del discorso, sia di quello privato che di quello pubblico. La passione per la scrittura mi ha portato poi a professionalizzarmi con diversi corsi e con un master. In particolare, in questi anni mi sono focalizzata sulla comunicazione politica e istituzionale. Ho lavorato in Senato e per il Network delle Città Creative UNESCO. Mi sono occupata di organizzazione e di promozione di eventi internazionali. Oggi collaboro con un’agenzia di comunicazione e sono membro del direttivo del Forum Nazionale delle Professioni”.
Sei, fra le altre cose, una copywriter: un lavoro di cui ancora moltissimi non conoscono le peculiarità e soprattutto l’importanza.
“Sì, quando dico che sono una copywriter la maggior parte delle persone mi guarda un po’ attonita. Scrivi, ma non sei una scrittrice, ma nemmeno una giornalista, cosa sei allora? Scrivo per gli altri, li aiuto a trovare le parole giuste per promuovere un’idea, un’istituzione, un evento o un prodotto. Con l’evolversi della comunicazione la scrittura ha preso nuove forme, nuovi usi e ha iniziato a viaggiare per nuovi canali. Oggi qual è prima cosa che facciamo quando cerchiamo un prodotto o un’informazione? Apriamo un motore di ricerca e digitiamo parole che descrivono l’oggetto del nostro interesse. Si tratti di notizie, di eventi o di prodotti, buona parte della nostra esperienza quotidiana oggi passa attraverso le parole. È fondamentale quindi trovare quelle giuste per raccontarci e per raggiungere persone, istituzioni e aziende, ovunque nel mondo, ormai in qualsiasi contesto”.
Sfatiamo un altro mito: basta saper scrivere bene per essere un buon copywriter?
“Per essere un buon copywriter scrivere bene è la condizione necessaria, ma non sufficiente. Le parole sono una parte finale di un lavoro di analisi e di strategia ben più complesso, che richiede una certa preparazione e che spesso si affronta in squadra. Dal punto di vista personale direi che occorrono una certa empatia, eclettismo, e non solo. Come dicevo, a noi non basta coltivare un bello stile. Noi ci muoviamo “dietro le quinte”. Paradossalmente, il nostro lavoro funziona bene quando nessuno si accorge che ci siamo, sono i nostri clienti che parlano. I testi più riusciti sono proprio quelli più naturali e spontanei, i discorsi più toccanti quelli che sembrano pronunciati sul momento. Inoltre, direi che serve molta curiosità, bisogna essere sempre affamati di testi e di linguaggi diversi. Occorre leggere di tutto, anche quello che non ci interessa solitamente. Ogni testo può insegnarci qualcosa, sia questo un libro di sonetti del Petrarca, o una scatola di fette biscottate. Possiamo scovare parole potentissime in ogni ambito della vita, spesso anche nei più impensati”.
La volontà di questa chiacchierata con te nasce dal tuo articolo ”L’era dei virtual influencer”, pubblicato su Leonardo Civiltà delle Macchine. E ti chiedo: è questa la strada che intraprenderà il digitale nella sua declinazione social?
“Proprio pochi giorni fa Mark Zuckerberg ha dichiarato ufficialmente che presto passeremo dalla società dei social media alla società del “metaverso”. Lo sviluppo della realtà aumentata e virtuale ci sta portando a ripensare radicalmente la nostra esperienza della rete. Ci muoveremo in un universo digitale nuovo, attraverso degli avatar. Con l’“internet incarnato” cambierà totalmente il nostro modo di produrre contenuti. L’esperienza social diventerà più immersiva. In tutta sincerità, non so se le cose andranno esattamente in modo lineare così come prospettato da Mark Zuckerberg, i dubbi sul metaverso sono ancora tantissimi. Non ci sono solo perplessità etico-sociali, ma anche immense questioni tecniche, legali, economiche e amministrative ancora da affrontare. Di certo, nei prossimi anni il mondo del digitale evolverà sempre più velocemente. Muterà il nostro modo di lavorare, di vivere le relazioni interpersonali, di pensare la politica e le istituzioni. Questi cambiamenti si rifletteranno sulla nostra società e ci toccheranno tutti, più o meno direttamente. È fondamentale esserne consapevoli”.